La versione integrale della lettera ad Adriana Lodi, oggi su Repubblica Bologna

Caro direttore,

ho appreso con dispiacere dell’intenzione di Adriana Lodi di lasciare il partito perché non ci si ritrova più in questo PD. Eppure vorrei dire ad Adriana, da cui ho imparato molto, che questo Governo e questa generazione è attraversata dalla stessa “febbre del fare” che ebbero Dozza e Fanti che costruirono, investendo sull’educazione e l’istruzione, il benessere di questa nostra Bologna.

Con Matteo Renzi, stiamo cercando di strappare questo Paese con le unghie e con i denti dalla crisi che fino a poco tempo pareva irreversibile e che oggi inizia ad intravvedere i primi segni di ripresa e con la riforma del mercato del lavoro vogliamo sottrarre dalla precarietà un’intera generazione, riaffermandone i diritti alla maternità o alla possibilità di contrarre un mutuo. Dopo la grande opposizione al Jobs Act nessuno oggi può negare che i risultati ci siano. I contratti a tempo determinato si stanno trasformando nei più vantaggiosi contratti a tutele crescenti e anche i 93.000 nuovi contratti, secondo i dati INPS, sono a tempo indeterminato. Poi c’è la riforma del bicameralismo, per dare ai cittadini risposte più veloci, quella della giustizia civile per dimezzarne i tempi, della Pubblica Amministrazione, il provvedimento contro la corruzione e il falso in bilancio e gli eco reati. Ed entro l’estate avremo una legge sulle unioni civili.

Ma è tornando a investire in istruzione che cambieremo davvero questo Paese, educando le nuove generazioni a valori come la legalità, il rispetto delle differenze, l’educazione al bello, alla musica, alle arti ad un sano stile di vita, rendendo la scuola davvero inclusiva per tutti.

E’ compito della sinistra non fermarsi a contemplare i problemi e, accarezzandoli, denunciare poeticamente il destino cinico e baro, perché così tra noi compagni ci sentiamo migliori. Ma assumersi la responsabilità di trovare risposte che riaffermino i nostri valori di uguaglianza delle opportunità e di equità tra persone, territori e generazioni. Come qui in Emilia-Romagna abbiamo sempre saputo fare.

L’investimento di 3 miliardi l’anno per la scuola pubblica e il piano straordinario di assunzioni di oltre 100.000 persone servono proprio a questo. In un Paese affetto da analfabetismo di ritorno e da un tasso di disoccupazione giovanile del 44%, non possiamo stare con le mani in mano a guardare il 18% dei ragazzi e delle ragazze che abbandona la scuola prima di aver assolto l’obbligo scolastico.

Ogni scuola avrà stabilmente in media 7 insegnanti in più rispetto ad oggi per sostenere i ragazzi e le ragazze nel raggiungere il successo formativo e la comunità scolastica avrà il compito di programmare liberamente l’offerta formativa per rispondere ai bisogni dei propri studenti. Il dirigente scolastico è colui a cui si chiederà conto dei miglioramenti della scuola e l’unico ad essere davvero valutato attraverso il corpo ispettivo.

Ma come Adriana sa bene gli svantaggi di partenza si possono recuperare solo se si investe in educazione di qualità sin dalla tenera età. L’opportunità di frequentare il nido e la scuola dell’infanzia sono fondamentali per il benessere dei bambini e delle bambine. Il diritto al gioco, alla socialità, alla cura e all’istruzione in una relazione feconda fondata sulla partecipazione dei genitori alla costruzione dei servizi e la presenza di personale qualificato fa parte della cultura educativa che anche lei ha contribuito a costruire. Un bambino quando entra all’asilo non chiede chi gestisce la scuola che frequenta. Chiede di essere accolto, istruito e amato. Il Comune e lo Stato devono occuparsi di tutti i cittadini che hanno uguali diritti davanti alla legge, sia frequentino una scuola statale, comunale o paritaria privata. Per questo la L.1260, i cui principi sono entrati nella delega al Governo della buona scuola, traccia i livelli di qualità che tutti gli asili nido, a gestione diretta o indiretta comunale e le scuole dell’infanzia devono rispettare. E finalmente chiama lo Stato a finanziarli garantendo a tutti i bambini le stesse opportunità di apprendimento. Siano nati a Torino, Bologna o a Reggio Calabria. Non pensiamo di avere la verità in tasca, ed è per questo che continuiamo a dialogare, ma crediamo di avere la responsabilità di provare a cambiare le cose. Come Adriana Lodi ebbe con Dozza e Fanti. Saranno poi gli elettori a giudicare.

Francesca Puglisi

5 Comments

  1. nicoletta parisio
    nicoletta parisio

    Attendo con ansia sviluppi nel decreto 1260. Sono educatrice e mi piace la sua idea.Mi auguro che si riesca attuare il più presto possibile.

    • Salve! E’ parte della delega della legge 107 della buona scuola e i principi direttivi riassumono la 1260. 18 mesi e sarà legge, speriamo.
      A presto!
      Francesca

  2. La riforma approvata, ricorrendo per l’ennesima volta al voto di fiducia, ê stata una forzatura non degna di un paese che vuole essere democratico. Forzatura che amareggia e umilia. Umilia soprattutto la voglia di cambiamento che si avverte urgente, proprio a partire dal mondo della scuola.
    Cosa sperare? Poter presto votare…
    Lucia Orlandini, insegnante e genitore di quattro studenti.

  3. Brava Francesca! Sempre avanti!

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