In Italia abbiamo 700 mila disoccupati tra i 15 e i 24 anni e 4 milioni 355 mila ragazzi che non studiano, non lavorano, non sono in formazione (NEET), in grossa parte alimentati da una dispersione scolastica tra le più alte d’Europa (17,6%).
Dobbiamo rendere la scuola la più efficace politica strutturale a nostra disposizione per combattere la disoccupazione, anzitutto giovanile, aiutando ciascun ragazzo e ragazza a trovare la propria strada per la propria vita.
A fronte di un alto tasso di disoccupazione, le imprese faticano a trovare competenze chiave come nel caso dell’industria elettronica e informatica. Ma anche competenze specifiche come i diplomati commerciali e tecnici nei settori del mobile e dell’arredamento. Secondo una ricerca di McKinsey il 40% della disoccupazione in Italia non dipende dal ciclo economico . Una parte di questo 40% è collegata al disallineamento tra domanda di competenze che il mondo esterno chiede di sviluppare e ciò che effettivamente la scuola offre.
A giugno avremo i primi diplomati del riordino della Gelmini che ha riorganizzato secondo questo schema:
– 6 tipi di licei
– 11 indirizzi per gli istituti tecnici
– 8 per quelli professionali.
Una parte del piano di studi viene rimessa alla decisione delle singole istituzioni scolastiche: si tratta della quota di autonomia che varia del 20% rispetto all’orario complessivo per il biennio dei licei e 35 e 40% del secondo biennio e quinto anno per i professionali .
Questa quota però deve essere gestita utilizzando l’organico di cui l’istituto è dotato oppure attraverso docenti non nell’organico della scuola e retribuiti attraverso il MOF o i fondi della 440.
La riduzione di questi fondi negli ultimi anni non ha però permesso a molti istituti scolastici di utilizzare lo strumento dell’autonomia, anche per la difficoltà di reclutare docenti competenti su materie diverse da quelle della struttura ordinamentale.
“Cosa si impara a scuola” viene stabilito dalle indicazioni nazionali, aggiornate sempre dall’ultimo governo berlusconi, definiscono gli obiettivi didattici per ogni disciplina in termini di competenze da acquisire. Ma non sono mai state tracciate per esempio le competenze di cittadinanza necessarie.
E’ necessario definire obiettivi di apprendimento e traguardi didattici moderni permettendo alle scuole che hanno trovato soluzioni efficaci e innovative di metterle a disposizione di tutti gli altri.
Come scrive la proposta della buona scuola del Governo il sistema italiano di istruzione non va stravolto. Al contrario, si tratta di creare le condizioni per una attuazione piena di quella autonomia ordinamentale, già prevista dal sistema.
L’obiettivo di questo affare assegnare assegnato è ascoltare i protagonisti della scuola e tutti gli stake holders del sistema formativo e scolastico per:
– Tracciare un bilancio dopo 5 anni del riordino della scuola secondaria di secondo grado per verificare punti di forza e di debolezza della scuola italiana;
– Ascoltare suggerimenti per colmarne le lacune del sistema scolastico italiano alla luce di quanto contenuto nella proposta della Buona Scuola per inserire l’insegnamento della Storia dell’Arte, della Musica, delle discipline economiche, delle lingue straniere con la metodologia del CLIL e del coding dell’informatica, non in una logica meramente additiva.
– Come sviluppare serie politiche di orientamento scolastico e lavorativo tra secondaria di primo e secondo grado e tra scuola secondaria di secondo grado e alta formazione tecnica, Università e lavoro
– Come rafforzare il rapporto tra scuola e impresa e affinchè la scuola possa formare cittadini che abbiano i mezzi, le conoscenze e le competenze per vivere da protagonisti il mondo del lavoro
– analizzare il meccanismo di valutazione degli insegnanti così come delineato nella “buona scuola” con particolare riferimento non solo al superamento degli scatti d’anzianità ma anche alla nuova figura del docente Mentor
Se vuoi mandami il tuo contributo di idee e di proposte
Questa è la libertà di parola che avranno gli alunni con la Buona S(cu)ola.
Faranno parte anche del comitato di valutazione dei docenti, insieme al padre più inbxxlle di loro.
https://youtu.be/OaIUKrmD9Oo
Ecco dove sono arrivati i professori.
Solo pochi minuti ho scoltato qualcosa di sconcertante alla TV, si tratta della trasmissione Estate in Diretta.
Due genitori si presentano in studio ed invocano che il loro figlio (disabile) venga bocciato a scuola. Trasecolo: vuoi vedere che questi genitori ritengono che il loro figlio non possiede i minimi strumentali per seguire la classe successiva? Genitori controcorrente, illuminati e consapevoli dell’importanza dell’istruzione? Purtroppo non si tratta di questo, visto che l’alunno è all’esame di maturità e, a questo punto, tale richiesta sembra piuttosto tardiva. E allora?
Allora vogliono semplicemente che il figlio, disabile, continui a stare a scuola dove potrà comunque continuare a socializzare con i nuovi compagni. Insomma, cosa farà a casa, con chi interagirà e chi si occuperà in futuro di lui? Quali servizi potrà in futuro offrire lo stato a loro?
La soluzione c’è: LA SCUOLA ovvero GLI INSEGNANTI.
Ecco dove sono arrivati i professori . Non sono più i formatori e i valutatori di una volta. Non sono essi che decidono, “nell’interesse dell’alunno” (mi si passi la sfumatura
linguistica…) la ripetizione dell’anno scolastico. Lo decidono, com’è nei fatti, le famiglie, secondo le loro esigenze, non esclusivamente didattiche ma anche di tipo di mènage familiare.
Quindi alla fine oggi a cosa servono veramente gli insegnanti se non a fare da custodi
dei pargoli altrui. Se riescono anche ad istruirli un pochino tanto di guadagnato. Ma la loro funzione è diventata soprattutto di assistenza, come una qualsiasi baby sitter o badante. Perché a decidere, nel bene e nel male, sulla promozione o bocciatura del proprio figlio, alla fine, sono rimasti solo i genitori.
Ecco dove sono arrivati i professori